Semiramide, libretto, Torino, Zappata, 1742

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Campagna sulle rive dell’Eufrate con navi che sono incendiate; mura de’ giardini reali da un lato con cancelli aperti.
 
 IRCANO con seguito di sciti armati, parte su le navi e parte su la riva del fiume
 
 IRCANO
 Che fa? Che tarda? Impaziente ormai
 la sposa attendo; il nuovo sol già nasce
1205e Sibari non torna. Ah qualche inciampo
 all'impresa trovò. Ma genti ascolto;
 è Sibari che vien, Tamiri è mia.
 Compagni ora vi bramo
 solleciti al partir. (Alla gente su le navi)
 
 SCENA II
 
 SIBARI con spada nuda e detto
 
 SIBARI
                                   Signor, fuggiamo.
 IRCANO
1210E Tamiri dov'è?
 SIBARI
                                 Fuggiam, che tutta
 di grida femminili
 suona la reggia e al femminil tumulto
 accorrono i custodi; argine intanto
 faran que' pochi sciti
1215che mi desti all'impresa. Ah, già che il fato
 non arrise al disegno,
 due vittime togliamo al regio sdegno.
 IRCANO
 Quest'è la sposa a cui trovarmi in braccio
 dovea l'aurora? E tu senza Tamiri
1220a me ritorni avanti?
 SIBARI
 Era vano arrischiarmi incontro a tanti.
 IRCANO
 Ah codardo, quel sangue,
 che temesti versar, sparger vogl'io.
 SIBARI
 Qual ingiusto desio?
1225E pur colpa non ho...
 IRCANO
                                        Cadi trafitto,
 sempre in te punirò qualche delitto. (Ircano cava la spada e Sibari fa lo stesso difendendosi)
 
 SCENA III
 
 MIRTEO con ispada nuda e detti
 
 MIRTEO
 Traditori, al mio sdegno (Di dentro)
 non potrete involarvi. (Esce Mirteo inseguendo alcuni sciti che si ritirano alle navi e dopo lui escono gli assiri. Tutti con l’armi)
 SIBARI
                                           Aita, o prence.
 A difender Tamiri (Sibari, veduto Mirteo, lascia l’attacco)
1230non basto incontro a lui.
 MIRTEO
                                               Barbaro scita,
 fra voi colle rapine
 si contrastan gli amori?
 IRCANO
                                              A tuo dispetto
 la sposa avrò.
 MIRTEO
                            L'avrai! Correte assiri,
 distrugga il ferro, il fuoco
1235e le navi e i guerrieri.
 IRCANO
 Ti svenerò superbo.
 MIRTEO
                                       Invan lo speri. (Ircano, Mirteo e Sibari si diviano combattendo, gli sciti balzano dalle navi e siegue incendio delle dette con zuffa fra gli sciti e gli assiri, la quale terminata colla fuga de’ primi, escono di nuovo combattendo Ircano e Mirteo e resta Ircano perditore)
 Cedi il ferro o t'uccido.
 IRCANO
                                            A me l'acciaro
 non toglierai, se non rimango estinto.
 MIRTEO
 No no, vivrai ma disarmato e vinto. (Mirteo disarma Ircano; e getta la spada)
 IRCANO
1240Crudel destino!
 MIRTEO
                                Assiri
 al re lo scita altero
 prigionier conducete.
 IRCANO
                                          Io prigioniero!
 MIRTEO
 Sì, fremi traditor.
 IRCANO
                                    Di mie sventure
 sarà prezzo il tuo sangue.
 MIRTEO
                                                Eh di minacce
1245tempo non è; grazia e pietade implora.
 IRCANO
 Grazia e pietà! Farò tremarvi ancora.
 Scoglio avvezzo agli oltraggi
 e del cielo e del mar giammai non cede;
 impazienti al piede
1250gli fremon le tempeste,
 i folgori sul capo, i venti intorno;
 e pur di tutti a scorno
 in mezzo ai nembi procellosi e neri
 fa da lunge tremar navi e nocchieri.
 
1255   Il ciel mi vuole oppresso;
 ma su le mie ruine
 il vincitore istesso
 impallidir farò.
 
    E se l'ingiusto fato
1260vorrà ch'io cada alfine,
 cadrò ma vendicato,
 ma solo non cadrò. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 MIRTEO, poi SIBARI
 
 MIRTEO
 Inutile furor.
 SIBARI
                           Mirteo, respira.
 Tu il barbaro opprimesti, i suoi seguaci
1265io dispersi e fugai; salva è Tamiri,
 lode agli dei.
 MIRTEO
                           Quanto ti deggio amico.
 SIBARI
 Il tradimento infame
 chi preveder potea? Fu gran ventura
 ch'io primiero ascoltassi
1270lo strepito dell'armi; accorsi e vidi
 cinto da quegl'infidi
 di Tamiri il soggiorno, aperto il varco
 del giardino reale, Ircano armato,
 disposto ogni nocchier, sciolto ogni legno.
1275Compreso il reo disegno,
 m'inorridii, m'opposi, il brando strinsi
 pronto a ceder la vita
 ma non la preda al temerario scita.
 MIRTEO
 Ah prendi in questo amplesso
1280d'un'eterna amistà Sibari un pegno.
 Tu mi rendi la pace; io piangerei
 privo dell'idol mio.
 SIBARI
                                      L'opre dovute
 alcun merto non hanno.
 MIRTEO
 Che fido cor!
 SIBARI
                           (Che fortunato inganno!)
 MIRTEO
1285Ecco un rival di meno
 per te mi trovo.
 SIBARI
                                Il tuo maggior nemico
 non t'è noto però.
 MIRTEO
                                   Lo so, Scitalce
 funesto è all'amor mio.
 SIBARI
                                             Solo all'amore?
 Ah Mirteo nol conosci.
 MIRTEO
                                           Io nol conosco?
 SIBARI
1290No. (S'irriti costui). Scitalce è quello
 che col nome d'Idreno
 ti rapì la germana.
 MIRTEO
                                     Oh dei, che dici!
 Donde, Sibari, il sai?
 SIBARI
                                         Noto in Egitto
 egli mi fu; del tuo gran padre allora
1295ero i custodi a regolare eletto,
 quando tu pargoletto
 crescevi in Battra a Zoroastro appresso.
 MIRTEO
 Potresti errar.
 SIBARI
                             Non dubitarne, è desso.
 MIRTEO
 Ah la pugna s'affretti,
1300si voli a Nino, il traditor s'uccida. (In atto di partire)
 SIBARI
 Ove, o prence, ti guida
 un incauto furor? Taci, che Nino
 troppo amico è a Scitalce; e non t'avvedi
 che da voi la sua cura
1305prigionier l'assicura? Ov'è la pena
 minacciata con fasto,
 per deludervi solo, al suo delitto?
 Troppo credulo sei.
 MIRTEO
                                      Lo veggo e intanto
 che deggio far?
 SIBARI
                               Dissimular lo sdegno,
1310accertar la vendetta; un vile acciaro
 basta a compirla e tuo rossor saria
 s'ei per tua man cadesse.
 MIRTEO
                                                Ardo di sdegno,
 non soffre l'ira mia freno o ritegno.
 
    In braccio a mille furie
1315sento che l'alma freme,
 sento che unite insieme
 colle passate ingiurie
 tormentano il mio cor.
 
    Quella l'amor sprezzato
1320dentro il pensier mi desta
 e mi rammenta questa
 l'invendicato onor.   (Parte)
 
 SCENA V
 
 SIBARI
 
 SIBARI
 Quell'ira ch'io destai
 inutile non è. Scitalce estinto
1325dal dubbio mi difende
 ch'ei palesi il mio foglio
 e di lei che m'accende
 un inciampo mi toglie al letto e al soglio.
 So che questa lusinga
1330di delitto in delitto ognor mi guida;
 ma il rimorso a che giova?
 Dopo un error commesso
 necessario si rende ogni altro eccesso.
 
    Quando un fallo è strada al regno
1335non produce alcun rossore,
 son del trono allo splendore
 nomi vani onore e fé.
 
    Se accoppiar l'incauto ingegno
 la virtù spera all'errore,
1340non adempie alcun disegno,
 non è giusto e reo non è. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Gabinetti reali.
 
 SEMIRAMIDE, poi MIRTEO
 
 SEMIRAMIDE
 Nol voglio udir. Da questa reggia Ircano
 parta a momenti. Egli perdé nel vile (Una comparsa ricevuto l’ordine da Semiramide s’inchina e parte)
 tradimento intrapreso
1345ogni ragione all'imeneo conteso.
 Mirteo, dal tuo valore
 riconosce Tamiri...
 MIRTEO
                                     Ove s'asconde?
 Che fa Scitalce? Al paragon dell'armi
 perché non vien?
 SEMIRAMIDE
                                   La principessa offesa
1350tace e solo Mirteo pugnar desia?
 MIRTEO
 S'ella i suoi torti obblia
 io mi rammento i miei;
 Scitalce è un traditor.
 SEMIRAMIDE
                                          (Che ascolto oh dei!)
 MIRTEO
 Tu la pugna richiesta
1355contendermi non puoi, legge è del regno.
 Al popolo, alle squadre
 la chiederò, se me la nieghi; quando
 né pur l'ottenga, a trucidar l'indegno
 saprò d'un vil ministro armar la mano;
1360e poi non è l'Egitto assai lontano.
 SEMIRAMIDE
 Qual impeto è mai questo? A me ti fida
 caro Mirteo, ti sono amico e penso
 al tuo riposo al par di te.
 MIRTEO
                                               Tu pensi
 a difender Scitalce, egli t'è caro.
1365Questa è la cura tua, tutto m'è noto.
 SEMIRAMIDE
 (Che favellar!)
 MIRTEO
                              Risolvi o l'ira mia
 libera avvamperà.
 SEMIRAMIDE
                                    Taci, un momento
 ti chiedo sol, t'appagherò, m'attendi
 nelle vicine stanze e torna intanto
1370a richiamar quel mansueto stile
 che t'adornò finora.
 MIRTEO
                                       Indarno il chiedi.
 Quand'è l'ingiuria atroce
 alma pigra allo sdegno è più feroce. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 SEMIRAMIDE e poi SCITALCE
 
 SEMIRAMIDE
 Che vuol dir quello sdegno?
1375Chi lo destò? Al germano
 forse nota son io, Scitalce è noto.
 Oh dio! Per me pavento,
 tremo per lui. Che far dovrò? Consiglio
 io non trovo al periglio.
1380Almeno in tanto affanno
 ritrovasi placato il mio tiranno. (S’incontra in Scitalce)
 SCITALCE
 Basta la mia dimora? E fin a quando
 deggio un vile apparir? M'uccidi o rendi
 al braccio, al piè la libertade e l'armi.
 SEMIRAMIDE
1385Tu ancora a tormentarmi
 colla sorte congiuri? Ah siamo entrambi
 in gran periglio, io temo
 che Mirteo ci conosca; ai detti suoi,
 all'insolito sdegno
1390quasi chiaro si scorge; e se mai vero
 fosse il sospetto, egli vorrà col sangue
 punir la nostra fuga e quando invano
 pur lo tentasse, al popolo ingannato
 il tumulto potria farmi palese.
1395Sollecito riparo
 chiede la sorte mia, pensaci o caro.
 SCITALCE
 Rendimi il brando e poi
 faccia il destino.
 SEMIRAMIDE
                                 Un periglioso scampo
 questo saria. Ve n'è un miglior.
 SCITALCE
                                                           Non voglio
1400da te consigli.
 SEMIRAMIDE
                            Ascolta.
 Non ti sdegnar: un imeneo potrebbe
 tutto calmar; la mano
 se a me tu porgi...
 SCITALCE
                                    E l'ascoltarti è vano. (In atto di partire)
 SEMIRAMIDE
 Sentimi per pietà. Se mel concedi
1405che mai ti può costar?
 SCITALCE
                                           Più che non credi. (Come sopra)
 SEMIRAMIDE
 Odi un momento e poi
 vanne pur dove vuoi libero e sciolto.
 SCITALCE
 Via, per l'ultima volta ora t'ascolto.
 SEMIRAMIDE
 (Quanto è crudel!) Se la tua man mi porgi
1410tutto in pace sarà. Vedrà Mirteo
 col felice imeneo
 giustificato in noi l'antico errore;
 più rivale in amore
 non gli sarà Scitalce e quando uniti
1415voi siate in amistà, l'armi d'Egitto,
 le forze del tuo regno, i miei fedeli,
 se ben scoperta io sono,
 saran bastanti a conservarmi il trono.
 O sarei pur felice
1420quando giungessi a terminar la vita
 coll'idol mio, col mio Scitalce unita!
 Che risolvi? Che dici?
 Parla, ch'io già parlai.
 SCITALCE
                                          Rendimi il brando
 s'altro a dir non ti resta.
 SEMIRAMIDE
1425Così rispondi? E qual favella è questa?
 Meglio si spieghi il labbro
 né al mio pensiero il tuo pensier nasconda.
 SCITALCE
 Ma che vuoi ch'io risponda?
 Che brami udir? Ch'una spergiura, un'empia,
1430ch'una perfida sei? Che invan con questi
 simulati pretesti
 mi pretendi ingannar? Ch'io non ti credo?
 Che pria d'esserti sposo esser vorrei
 sempre in ira agli dei,
1435dal suol sepolto o incenerito adesso?
 Lo sai né giova replicar l'istesso.
 SEMIRAMIDE
 E questa è la mercede
 che rendi a tanto amore
 anima senza legge e senza fede?
1440Tradita, disprezzata,
 ferita, abbandonata,
 mi scopro, ti perdono,
 t'offro il talamo, il trono
 e non basta a placarti
1445e a pietà non ti desti;
 qual fiera t'educò? Dove nascesti?
 SCITALCE
 E ancor con tanto orgoglio...
 SEMIRAMIDE
 Taci, ingiurie novelle udir non voglio.
 Custodi olà, rendete
1450il brando al prigionier; libero sei, (Esce una guardia e ricevuto l’ordine parte)
 va' pur dove ti guida
 il tuo cieco furor, vanne, ma pensa
 ch'oggi ridotta alla sventura estrema
 vendicarmi saprò; pensaci e trema.
 
1455   Fuggi dagli occhi miei
 perfido, ingannator.
 Ricordati che sei,
 che fosti un traditor,
 ch'io vivo ancora.
 
1460   Misera a chi serbai
 amore, fedeltà?
 A un barbaro che mai
 non dimostrò pietà,
 che vuol ch'io mora. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 SCITALCE, poi TAMIRI
 
 SCITALCE
1465E può con tanto fasto
 simular fedeltà? Sogno o son desto?
 Io non m'inganno, è questo
 pur di Sibari il foglio. «Amico Idreno,
 ad altro amante in seno
1470Semiramide tua... » Folle a che giova
 de' suoi falli la prova
 da un foglio mendicar, se agli occhi miei
 scoperse il cielo i tradimenti rei?
 Ah si scacci dal petto
1475la tirannia d'un vergognoso affetto. (Partendo s’incontra in Tamiri)
 TAMIRI
 Prence con chi t'adiri?
 SCITALCE
 Alfin bella Tamiri
 m'avveggo dell'error. Teco un ingrato
 so che finora io fui ma più nol sono,
1480concedimi, io lo chiedo, il tuo perdono.
 TAMIRI
 (Nino parlò per me). Senti Scitalce;
 s'io ti credessi appieno,
 tutto mi scorderei; ma in te sospetto
 di qualche ardor primiero
1485viva la fiamma ancor.
 SCITALCE
                                          No, non è vero.
 TAMIRI
 Chi diverso ti rese?
 SCITALCE
 Nino fu che m'accese
 d'amor per te, mi liberò, mi sciolse,
 mi fe' arrossir d'ogni altro laccio antico.
 TAMIRI
1490(Quanto fa la pietà d'un vero amico!)
 Finger tu puoi; nol crederò se pria
 la tua destra non stringo.
 SCITALCE
 Ecco la destra mia, vedi se fingo.
 TAMIRI
 Sì, lo sdegno detesto,
1495prendi. (Nell’atto che vuol dargli la mano, esce Mirteo)
 
 SCENA IX
 
 MIRTEO e detti
 
 MIRTEO
                  Che ardir, che tradimento è questo?
 Così vieni a pugnar? Chi ti trattiene?
 Più non sei prigionier, libero il campo
 il re concede, a che tardar? Raccogli
 que' spiriti codardi.
 SCITALCE
1500Mirteo, per quanto io tardi,
 troppo sempre a tuo danno
 sollecito sarò.
 MIRTEO
                            Dunque si vada.
 TAMIRI
 No no; già tutto è in pace, (A Mirteo)
 che tu pugni per me più non intendo.
 SCITALCE
1505Eh lasciami pugnar. (A Tamiri) Prence t'attendo.
 
    Odi quel fasto?
 Scorgi quel foco?
 Tutto fra poco (A Tamiri)
 vedrai mancar.
 
1510   Al gran contrasto
 vedersi appresso
 non è l'istesso
 che minacciar. (Parte)
 
 SCENA X
 
 TAMIRI e MIRTEO
 
 TAMIRI
 (S'impedisca il cimento,
1515si voli al re). (In atto di partire)
 MIRTEO
                           Così mi lasci? Ascolta.
 TAMIRI
 Perdona, un'altra volta
 t'ascolterò.
 MIRTEO
                       Dunque mi fuggi?
 TAMIRI
                                                           Oh dio!
 Non ti fuggo, t'inganni.
 MIRTEO
                                             E perché mai
 così presto involarti?
 TAMIRI
1520Mirteo per pace tua lasciami e parti.
 MIRTEO
 Per pace mia, tiranna! Ad un rivale
 quando porgi la mano...
 TAMIRI
 Prence non più, tu mi tormenti invano.
 Non poté la tua fede,
1525non seppe il volto tuo rendermi amante;
 adoro altro sembiante,
 sai che d'altre catene ho cinto il core.
 MIRTEO
 Ma la ragion?
 TAMIRI
                            Ma la ragione è amore.
 
    D'un genio che m'accende
1530tu vuoi ragion da me?
 Non ha ragione amore
 o se ragione intende,
 subito amor non è.
 
    Un amoroso foco
1535non può spiegarsi mai.
 Di' che lo sente poco
 chi ne ragiona assai,
 chi ti sa dir perché. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 MIRTEO
 
 MIRTEO
 Or va', servi un'ingrata; il tuo riposo
1540perdi per lei, consacra ai suoi voleri
 tutte le cure tue, tutti i pensieri.
 Ecco con qual mercé
 poi si premia la fé di chi l'adora.
 Diviene infida e ne fa pompa ancora.
 
1545   Sentirsi dire
 dal caro bene:
 «Ho cinto il core
 d'altre catene»
 quest'è un martire,
1550quest'è un dolore
 che un'alma fida
 soffrir non può.
 
    Se la mia fede
 così l'affanna,
1555perché tiranna
 m'innamorò? (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Anfiteatro con cancelli chiusi dai lati e trono da una parte.
 
 SEMIRAMIDE con guardie e popolo, SIBARI, poi IRCANO
 
 SEMIRAMIDE
 
    Fra tanti affanni miei
 vorrei... Ma poi mi pento
 e palpitando io vo...
 
 IRCANO
1560A forza io passerò. (Di dentro)
 SIBARI
                                     Quai grida io sento!
 IRCANO
 Mi si contende il varco? (Alle guardie entrando in iscena)
 SEMIRAMIDE
                                               E qual ardire
 qui ti trattien? Così partisti? Adempi
 il mio cenno così?
 IRCANO
                                    Vuo' del cimento
 trovarmi a parte anch'io; lasciar non voglio
1565la destra di Tamiri ad altri in pace.
 SEMIRAMIDE
 Tu quella destra audace
 non ricusasti? Altra ragion non hai.
 IRCANO
 La morte io ricusai
 non la sua destra. Avvelenato il nappo
1570Sibari aveva, io non mancai di fede.
 SIBARI
 Mentitor, chi non vede
 che m'incolpi così, perché Tamiri
 non ti lasciai rapir? Folle vendetta,
 menzogna pueril.
 IRCANO
                                   Come! (M'avvampa
1575di rabbia il cor). Di rapir lei non ebbi
 il consiglio da te, da te l'aita?
 Tu sei...
 SEMIRAMIDE
                  Troppo m'irrita
 la tua perfidia. A contrastarti il passo
 non lo vide Mirteo? Di tue menzogne
1580arrossisci una volta.
 IRCANO
                                       Il mio disegno
 solo a punir costui...
 SEMIRAMIDE
 Eh taci indegno, io te conosco e lui.
 Ircano è il menzognero,
 è Sibari il fedel.
 IRCANO
                                No, non è vero;
1585ei sa meglio ingannarti.
 SEMIRAMIDE
 Tu vorresti ingannarmi; o taci o parti.
 IRCANO
 Ah lasciami punir pria quell'indegno.
 SEMIRAMIDE
 Non più, si dia della battaglia il segno. (Mentre Semiramide va sul trono, Ircano si ritira ad un lato in faccia a lei. Sibari resta alla sinistra del trono, suonano le trombe, s’aprono i cancelli, dal destro de’ quali viene Mirteo e dall’opposto Scitalce ambedue senza spada, senza cimiero e senza manto)
 
 SCENA XIII
 
 MIRTEO, SCITALCE e detti
 
 MIRTEO
 (Al traditore in faccia il sangue io sento
1590agitar nelle vene). (Guardando Scitalce)
 SCITALCE
                                     (Io sento il core
 agitarsi nel petto in faccia a lei). (Guardando Semiramide)
 SEMIRAMIDE
 (Spettacolo funesto agli occhi miei!) (Due capitani delle guardie presentano l’armi a Scitalce e a Mirteo e si ritirano appresso i cancelli)
 IRCANO
 (Io non parlo e m'adiro).
 SIBARI
                                                (Io temo e spero).
 SEMIRAMIDE
 Principi, il cor guerriero
1595dimostraste abbastanza; ognun ravvisa
 nella vostra prontezza il vostro ardire.
 Ah le contrade assire
 non macchi il vostro sangue; io so che il campo
 contendervi non posso e nol contendo.
1600Sol coi prieghi pretendo
 la tragedia impedir. Vivete e sia
 prezzo di tanto dono
 la vita mia, la mia corona, il trono.
 MIRTEO
 No, desio vendicarmi.
 SCITALCE
1605No, l'ira mi trasporta.
 MIRTEO
 All'armi.
 SCITALCE
                    All'armi.
 SEMIRAMIDE
                                       (O giusti dei son morta). (Mentre si battono esce frettolosa Tamiri)
 
 SCENA ULTIMA
 
 TAMIRI e detti
 
 TAMIRI
 Mirteo, Scitalce, oh dio!
 Fermatevi, che fate?
 È inutile la pugna, io la richiesi,
1610io più non la desio.
 MIRTEO
                                      Se a te non piace,
 è necessaria a me; vendico i miei,
 non i tuoi torti; è un traditor costui,
 mentisce il nome, egli s'appella Idreno,
 egli la mia germana
1615dall'Egitto rapì.
 SIBARI
                                (Stelle che fia!)
 SCITALCE
 Saprò qualunque io sia...
 SEMIRAMIDE
                                                Mirteo t'inganni.
 Io conosco Scitalce,
 quell'Idreno non è.
 MIRTEO
                                      L'ascondi invano.
 Nella reggia d'Egitto
1620Sibari lo conobbe, egli l'afferma.
 SIBARI
 (Ahimè!)
 SCITALCE
                     Tu mi tradisci (A Sibari)
 perfido amico? È ver, mi finsi Idreno, (A Mirteo)
 t'involai la germana.
 MIRTEO
                                        Ove si trova
 Semiramide rea? Parla, rispondi,
1625pria che io versi il tuo sangue.
 SEMIRAMIDE
                                                         (Oh dio mi scopre!)
 SCITALCE
 Nol so, con questa mano
 il petto le passai
 e fra l'onde del Nilo io la gittai.
 TAMIRI
 Che crudeltà!
 IRCANO
                            Che ascolto!
 MIRTEO
                                                    A tanto eccesso
1630empio giungesti?
 SCITALCE
                                   In questo foglio vedi (Cava il foglio e lo dà a Mirteo)
 s'ella fu, s'io son reo.
 Sibari lo vergò, leggi Mirteo.
 SIBARI
 (Tremo).
 SEMIRAMIDE
                    (Che foglio è quello?)
 MIRTEO
                                                             «Amico Idreno,
 ad altro amante in seno (Legge)
1635Semiramide tua porti tu stesso;
 l'insidia è al Nilo appresso. Ella che brama
 solo esporti al periglio
 di doverla rapir, ti finge amore,
 fugge con te ma col disegno infame
1640di privarti di vita
 e poi trovarsi unita
 a quello a cui la stringe il genio antico.
 Vivi; ha di te pietà Sibari amico».
 SEMIRAMIDE
 (Anima rea).
 SIBARI
                           (Che incontro!)
 SEMIRAMIDE
                                                          E tanto ardisti,
1645Sibari, d'asserir? Di nuovo afferma
 s'è verace quel foglio o menzognero.
 Guardami.
 SIBARI
                        (Che dirò!) Sì tutto è vero.
 SEMIRAMIDE
 (Oh tradimento!)
 MIRTEO
                                   Appieno,
 Sibari, io non t'intendo. In questo foglio
1650tu di Scitalce amico
 l'avverti d'un periglio; e poi ti sento
 accusarlo, irritarmi,
 perch'ei rimanga oppresso.
 Come amico e nemico
1655di Scitalce si fa Sibari istesso?
 SIBARI
 Allor... (Mi perdo... ) Io non credea... Parlai...
 MIRTEO
 Perfido ti confondi. Ah, Nino, è questi
 un traditor, dal labbro suo si tragga
 a forza il ver.
 SEMIRAMIDE
                           (Se qui a parlar l'astringo
1660al popolo mi scopre). In chiuso loco
 costui si porti e sarà mia la cura
 che il tutto a me palesi.
 SIBARI
                                             In questa guisa
 Nino mi tratti? A che portarmi altrove?
 Qui parlerò.
 SEMIRAMIDE
                          No, vanne, i detti tuoi
1665solo ascoltar vogl'io.
 SCITALCE
 Perché?
 MIRTEO
                  Resti.
 IRCANO
                               Si senta.
 SIBARI
                                                 Udite.
 SEMIRAMIDE
                                                               (Oh dio!)
 SIBARI
 Semiramide amai. Lo tacqui, intesi
 l'amor suo con Scitalce. A lei concessi
 agio a fuggir; quanto quel foglio afferma
1670finsi per farla mia.
 SCITALCE
                                     Numi! Fingesti?
 Io pur con lei fuggendo
 vidi il rival, vidi gli armati.
 SIBARI
                                                    Io fui
 che mal noto fra l'ombre
 sul Nilo v'attendea. Volli assalirti
1675vedendoti con lei
 ma fra l'ombre in un tratto io vi perdei.
 SCITALCE
 Ah perfido! (Che feci!)
 SIBARI
                                             Udite; ancora
 molto mi resta a dir.
 SEMIRAMIDE
                                        Sibari, basta.
 IRCANO
 No, pria si chiami autore
1680de' falli apposti a me.
 SIBARI
                                          Tutti son miei.
 SEMIRAMIDE
 Basta, non più.
 SIBARI
                               No, non mi basta.
 SEMIRAMIDE
                                                                 (Oh dei!)
 SIBARI
 Giacché perduto io sono,
 altro lieto non sia. Popoli a voi
 scopro un inganno, aprite i lumi; ingombra
1685una femmina imbelle il vostro impero.
 SEMIRAMIDE
 Taci. (È tempo d'ardir). Popoli è vero. (S’alza in piedi sul trono)
 Semiramide io son; del figlio invece
 regnai finor ma per giovarvi. Io tolsi
 del regno il freno ad una destra imbelle
1690non atta a moderarlo; io vi difesi
 dal nemico furor; d'eccelse mura
 Babilonia adornai;
 coll'armi io dilatai
 i regni dell'Assiria. Assiria istessa
1695dica per me se mi provò finora
 sotto spoglia fallace
 ardita in guerra e moderata in pace.
 Se sdegnate ubbidirmi, ecco depongo
 il serto mio, non è lontano il figlio, (Depone la corona sul trono)
1700dalla reggia vicina
 porti sul trono il piè.
 CORO
 
    Viva lieta e sia reina
 chi finor fu nostro re. (Semiramide si ripone in capo la corona)
 
 MIRTEO
 Ah germana.
 SEMIRAMIDE
                           Ah Mirteo. (Scende dal trono ed abbraccia Mirteo)
 SCITALCE
                                                 Perdono o cara.
1705Son reo... (S’inginocchia)
 SEMIRAMIDE
                      Sorgi e t'assolva (Porge la mano a Scitalce)
 della mia destra il dono.
 SCITALCE
                                               Oh dio! Tamiri,
 coll'idol mio sdegnato
 io ti promisi amor.
 TAMIRI
                                      Tolgano i numi
 ch'io turbi un sì bel nodo; in questa mano
1710ecco il premio, Mirteo, da te bramato. (Tamiri dà la mano a Mirteo)
 SCITALCE
 Anima generosa!
 MIRTEO
                                  O me beato!
 IRCANO
 Lasciatemi svenar Sibari e poi
 al Caucaso natio torno contento.
 SEMIRAMIDE
 D'ogni esempio maggiori,
1715principe, i casi miei vedi che sono; (Ad Ircano)
 sia maggior d'ogni esempio anche il perdono.
 CORO
 
    Donna illustre, il ciel destina
 a te regni, imperi a te.
 
    Viva lieta e sia reina
1720chi finor fu nostro re.
 
 Il fine